di Benedetta Marigliano
Con la legge di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) del 1978 viene introdotto per la prima volta il concetto di “livelli di prestazioni sanitarie che devono essere garantiti a tutti i cittadini”. Il SSN rappresenta pertanto un sistema pubblico universalistico che ha come finalità quella di garantire, con l’attuazione dell’articolo 32 della Costituzione Italiana, a spese dello Stato italiano, un’assistenza sanitaria a tutti i cittadini.
Il SSN si articola in diversi livelli di responsabilità: vi è un livello centrale ed uno regionale. Nel primo lo Stato ha la responsabilità di garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute mediante un sistema noto come Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questi (a cui pervengono il 97% delle risorse stanziate), definiti a livello nazionale col decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, sono detti “essenziali” in quanto racchiudono tutte le prestazioni che lo Stato deve garantire ai cittadini. Questi prevedono:
1) l’assistenza alla prevenzione verso la collettività ed il singolo (che include le vaccinazioni, la tutela dal rischio infortunistico correlato al lavoro, la sorveglianza epidemiologica delle popolazioni animali, la sorveglianza e prevenzione nutrizionale);
2) l’assistenza distrettuale (che racchiude servizi sociosanitari, servizi di fornitura di protesi, servizi domiciliari, servizi per la riabilitazione e strutture residenziali);
3)l’assistenza ospedaliera.
Secondo una ricerca dell’OMS del 2000 l’Italia, dopo la Francia, ha il secondo sistema sanitario migliore del mondo in termini di efficienza spese ed accesso alle cure per i cittadini.
C’è da dire però che, con l’ultimo report di novembre ultimo scorso pubblicato dal Ministero della Salute (che ha valutato un insieme di 32 indicatori), l’erogazione dell’assistenza secondo standard di qualità ed appropriatezza per l’anno 2013 sono state effettuate solo in 8 regioni su 16. Risultano adempienti la Lombardia, la Liguria, l’Emilia Romagna, il Veneto, la Toscana, le Marche, l’Umbria e la Basilicata. Per le rimanenti otto (Piemonte, Lazio, Campania, Abruzzo, Molise, Calabria, Puglia, e Sicilia) le inadempienze che persistono riguardano l’ambito preventivo, palliativo, e quello collegato alla riorganizzazione delle reti laboratoristiche e dei punti nascita.
Valutando i trend rispetto agli anni precedenti, vi sono comunque degli aspetti positivi riguardanti il riscontro di un aumento dell’appropriatezza assistenziale ospedaliera erogata, controbilanciata purtroppo da note negative quali la copertura vaccinale nei bambini e negli anziani, l’elevata percentuale di parti cesarei ed il ritardo negli interventi chirurgici maggiori (prevalentemente ortopedici).Va quindi posta continua attenzione, non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale, al fine di garantire i miglior percorsi diagnistico-terapeutici.
E’ quindi necessario monitorare questi aspetti con reports seriali poiché non solo la salute è un diritto imprescindibile dell’individuo ma anche perché bisogna tenere a mente che dalla “
global health” del cittadino dipende in buona parte anche il “
wealth” nazionale.
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